Parto da una frase di Thoureau che dice più o meno così (vado a memoria): Abbiamo una grande fretta di costruire un telegrafo magnetico dal Maine al Texas ma può darsi che il Maine e il Texas non abbiano nulla di importante da comunicarsi.
Frase bella, efficace, simpatica, che si ricorda facilmente.
Perché ve la cito?
Perché mi ha fatto venire in testa un'osservazione che riguarda il nostro modo di vivere la comunicazione e i suoi mezzi. E non solo questo.
Sapete certamente che, pur utilizzando i social media, questi sono oggetto di un profondo rigetto da parte mia. Ogni volta che apro Twitter, o Facebook o qualcosa d'altro e leggo certe cose, mi viene da andare su Impostazioni e cancellarmi l'account. Poi mi ricordo che il social è solo un mezzo e allora acquieto la mia sete di autodistruzione.
Ecco, il problema è che se non c'è niente da comunicarsi tra il Texas e il Maine, che lo costruiamo a fare un telegrafo magnetico che li colleghi?
Cioé: se non abbiamo niente da dire di costruttivo, fosse pure un saluto, che apriamo a fare tutti i giorni Facebook e Twitter e l'ammorbiamo coi nostri vomiti solo perché ci siamo alzati con la luna storta?
O se abbiamo un cervello in miniatura unito ad un ego smisurato, perché riempiamo d'insulti il primo che ci capita a tiro di post o di twitt?
Qualche settimana fa scrissi un post in cui dicevo che i social non devono andare in mano a tutti, men che meno a dei bambini.
Ma non è che gli adulti (almeno anagraficamente) siano da meno!
Tempo fa leggevo su un blog che seguo (ma che non trovate sul mio blogroll), un post abbastanza 'neutro', cioè su un argomento comune e non molto impegnato. Poi ho dato un occhiata ai commenti e mi sono reso conto che dopo una decina di risposte, 3-4 commentatori hanno inziato a darsi del deficiente, stronzo, malato di mente e chi più ne ha più ne metta. Così, senza un motivo legato al post di partenza.
Perciò mi chiedo: è democrazia liberalizzare l'uso dei social?
Ho scritto già su questo argomento, quindi vi rimando al mio vecchio post.
Il Rinascimento, di cui sto diventando un cultore nostalgico, ci ha insegnato che la cultura non è per tutti.
Bertrand Russell afferma che il Rinascimento, che segna la nascita della mentalità moderna, non fu un movimento popolare; fu un movimento d'un piccolo numero di studiosi e di artisti, incoraggiati da protettori liberali, specie i Medici e i papi umanisti.(1)
Oggi abbiamo la scuola che, grazie a Dio, permette di trasmettere i saperi che l'uomo nella storia ha raggiunto. Chiunque, quindi può avvicinarsi alla cultura e farla propria.
Ma siamo sicuri che il 6 politico (o il 18) siano stati un'ottima soluzione per rendere democratica la scuola e la società? Quanto danni, culturali e materiali, ha provocato questa prassi mortifera?
Livellare, al ribasso, la cultura ha come unico risultato la sua morte.
La cultura infatti deve per sua natura crescere, espandersi, riversarsi su tutto ciò che tocca, perché è l'insieme dei saperi che su quell'argomento l'uomo ha raggiunto. E la scuola è il luogo dove questi saperi vengono condivisi.
Se un contadino conosce tutto ciò che lo scibile umano ha scoperto su come usare gli attrezzi dell'orto, è allo stesso livello culturale di un astronomo che scruta le stelle e le conosce una ad una attraverso i mezzi che la scienza gli da'. Non tutti possono diventare astronomi, così come non tutti possono diventare contadini.
Questa è cultura.
Purtroppo non esiste la selezione naturale sui social. O meglio: esiste ma al contrario. Per cui proliferano i dementi.
O forse esiste proprio come l'hanno pensata?
Perché è la società ad essere degenerata e quindi proliferano i degenerati...
Insomma è il cane che si morde la coda.
E io sto cominciando a farmi venire il mal di testa...
Per ora, perciò, può bastare così.
Alla prossima.
(N.B.: tutto ciò che avete letto finora è totalmente criticabile, se volete. Perciò fatelo pure, ma senza riempirmi di epiteti. Che quelli li conosco già.)
(1) Russell B., Storia della filosofia occidentale, Milano, 2019, pg. 486
Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)
"Ma siamo sicuri che il 6 politico (o il 18) siano stati un'ottima soluzione per rendere democratica la scuola e la società? "
RispondiEliminaDirei proprio di no,credo che da quel momento il principio di meritocrazia nella nostra società (che già prima non è che fosse molto forte) sia andato definitivamente a farsi fottere....
La stagione delle 'libertà' si è trasformata nella stagione dell'anarchia. E ora a distanza di una generazione ne paghiamo le conseguenze. Il problema che non basterà una generazione per rimettere un po' le cose a posto.
EliminaSfondi una porta aperta. Dare la patente di per i social sarebbe probabilmente inutile, però bisognerebbe insegnare meglio l'educazione civica (cenerentola a scuola) e dare l'esempio... Certi programmi TV dove i partecipanti si insultano per tutto il tempo sono una vergogna, il guaio è che spesso a fomentare sono proprio i politici, ovvero coloro che dovrebbero legiferare per bloccare questa TV spazzatura...
RispondiEliminaI politici sono eletti dalla gente... cosa vogliamo di diverso? La società è fatta dai singoli, in ogni suo aspetto, per questo c'è bisogno di un cambio di passo che non può essere lasciato in mano a chiunque. Il merito è indipendente dal censo o dal luogo di nascita, perciò non è importante chi sei e da dove vieni ma quanto impegno metti in ciò che fai. E la scuola, purtroppo, da spazio solo al numero: si parla di percentuale di evasione scolastica ma non si parla di grado di preparazione di chi a scuola ci va.
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