E questo perché la mia concezione di tempo è abbastanza semplice: il tempo esiste a prescindere da noi, che ci illudiamo di possederlo solo perché lo misuriamo. E d'altra parte il tempo esiste, sempre a prescindere da noi, perché ne vediamo le conseguenza: chiedetelo al conto in banca di un chirurgo estetico.
Se solo pensiamo che quando da noi sarà la mezzanotte e 4 sfrasolati staranno a buttare soldi dal balcone in forma di petardi e ciccioli vari, dall'altra parte del mondo avranno fatto lo stesso almeno 12 ore prima, allora ci renderemo conto di quanto sia relativo il concetto di tempo.
Quindi farsi gli auguri per il nuovo anno mi sembra ridicolo, con tutto il rispetto per quelli che la pensano diversamente da me.
E allora perché sono qui a dirvi: buon anno?
Perché siamo uomini e viviamo di segni. E il passaggio dal vecchio calendario (conservato gelosamente perché ce lo ha regalato l'erborista, il quale ci ha detto che ne ha avuti pochissimi ma essendo clienti affezionati ce l'ha tenuto da parte) a quello nuovo dovrà pur dire qualche cosa.
Abbiamo sempre bisogno di motivazioni per far qualcosa, e questa cosa di scambiarci gli auguri ci dice che potrebbe essere il segno che questo qualcosa sta succedendo, che è il motivo per... in questo caso fare cose nuove; o (ri)fare cose vecchie ma sperando che stavolta riescano meglio.
Insomma è un gioco. In cui bariamo sempre.
Perché ci diciamo: stavolta ce la farò! ma poi l'indomani tutto scorre come prima.
Sarà capodanno: chi è fortunato starà a casa a festeggiare con la propria famiglia e chi invece dovrà lavorare maledirà quelli che staranno a casa.
Non ci è mai passato per la mente che un giorno qualcuno potrebbe svegliarsi e decidere che il capodanno sarà il 20 maggio o il 18 settembre invece che il 31 dicembre? E allora cosa faremo? Festeggeremo il 20 maggio o il 18 settembre?
Vedete allora che non è il giorno, ma un segno di spartiacque tra un prima e un dopo, che ha senso solo se ci metto l'impegno davvero a cominciare a fare quel che mi riprometto? Perché la fortuna, per chi ci crede, aiuta, ma senza la nostra volontà non si fa molta strada. Quindi: diamoci dentro comunque.
E allora, ancora, perché aspettare il 31 dicembre per augurarsi che tutto vada bene, che la salute sia migliore, che arrivino tanti soldi quante sono state le lenticchie che abbiamo mangiato nel cenone?
Ecco, io la penso così.
Ebbene, se un giorno vale un altro, anche un anno vale un altro; percio io non posso che augurarvi un
FELICISSIMO 1960 !!!
(P.S.: ho scelto questo perché so che è stata un'ottima annata: infatti, tra gli altri, sono nato io, modestamente...)
Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)