sabato 16 gennaio 2021

La persona al centro. Non siamo una X nel ciclo dell'azoto...

Con questo post voglio rispondere ai commenti degli amici Ariano e Nick al mio pezzo di ieri sul 
Covid19, poiché entrambi hanno sollevato i temi "Unione Europea" e dicotomia statalismo/privatizzaione.
Non voglio avventurarmi in considerazioni su temi e argomenti che non conosco bene, tanto per 'dire la mia' ad ogni costo; per non fare perciò la figura del 90% dei nostri politici, che trovano interessante il fatto che se aprono la bocca ne escano suoni più o meno articolati.
Certamente questa UE non è quella che avevano immaginato Rossi, Colorni e Spinelli col loro Manifesto di Ventotene; o Churchill (proprio un UK, i cui discendenti hanno combattuto per la Brexit!) che voleva fortemente gli Stati Uniti d'Europa; o De Gasperi, Schumann, Spaak, Adenauer... .
Troppa economia, poca persona al centro.
Ma questo è l'andazzo della società mondiale degli ultimi 100 anni.
Viviamo ancora in piena lotta tra capitalismo e marxismo e, com'è naturale, questo non aiuta a vedere il centro del problema: il mondo è fatto di persone non di classi sociali. Finché mettiamo al centro una classe sociale o un'altra, finché ragioneremo per contrapposizioni di gruppi, l'uomo nella sua integrità non verrà mai fuori.
Io sono un europeista convinto, ma quest'Europa posso sopportarla solo 'tappandomi il naso', come si diceva una volta, con l'auspicio che presto ci sia qualcuno capace di raddrizzare le cose, di farle tornare all'idea originaria. Ma ci vorrebbe qualcuno (inteso come gruppo, politico o no) che dia una spinta bella forte per il cambiamento; naturalmente con un ritorno ai pilastri di fondazione di cui ho parlato sopra.
E siamo al cane che si morde la coda: una società che è ormai indirizzata su determinati binari, può produrre un'idea forte che scombussoli lo status quo? Chi potrebbe e dovrebbe farlo?
Lo stesso discorso lo farei sul discorso di 'statalismo' - 'privatizzazione'. C'è bisogno di una via di mezzo che parta dai bisogni delle persone.
È un'utopia? certamente! Almeno in questa società.
Questo è anche il senso del mio discorso di ieri sul Covid19: la crisi umana e sociale avrebbe dovuto darci tempo e opportunità di fermarci a riflettere sulla situazione, sui disastri fatti dalla politica e dall'economia negli ultimi 50 anni. E invece ci siamo cullati in una specie di sonno indotto durato un paio di mesi lo scorso anno tra marzo e maggio, e quando siamo usciti abbiamo detto: ... e ora godiamoci tutto quello che non abbiamo fatto finora.
Vedere gente che gozzoviglia -con la quasi certezza di trasmettere ancora il virus- in spregio a chi sta morendo in una terapia intensiva, solo perché deve dimostrare di essere superiore (ma a cosa e a chi?) è per me la riprova che il covid19 è stato (anche) un'occasione persa per rimetterci in carreggiata. Senza dubbio perché le basi mancavano già da prima: come fai a desiderare una cosa se non sai che esista? Coma fai a capire che urge invertire la rotta, se non ti rendi conto che la rotta è sbagliata?
E se provassimo semplicemente a partire non dalla fine, cioé dalla risposta, ma dall'inizio, cioé dalla domanda? Se provassimo a chiederci: che rotta vogliamo dare alla nostra vita? alla nostra società?
Come lo vediamo il nostro mondo del futuro?
Sono le parole di un visionario, lo so. Ma io non sono chiamato, grazie a Dio!, a risolvere i problemi.
Sono chiamato solamente a governare la mia vita. E neanche quello, in verità, perché la mia vita l'ho messa nelle mani di Dio.
Ed è proprio la mia fede in Dio a dirmi che in ogni cosa le persone, le loro vite, la qualità della loro vita, devono essere al centro di ogni progetto.



Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)
 

4 commenti:

  1. Come la penso in proposito lo sai, condivido molte cose che hai scritto, specie sul fatto che determinate tendenze economico\politiche siano ormai in atto da decenni. Come se ne può uscire? Alcuni anni fa sarei stato più ottimista, oggi beh, vedo che ognuno (popoli\ nazioni) va avanti solo a razzolare il proprio orticello e non mi faccio più tante illusioni. Dentro di me sono ancora europeista, vorrei semplicemente trovare una maggiore solidarietà all'interno di questa UE.

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    1. Penso che già il fatto che una "unione Europea" ci sia è importante, perché la base è messa. Poi cambiare rotta sarà difficile ma non impossibile; sicuramente però vedranno qualcosa i nostri nipoti, se andrà bene!

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  2. Riguardo le dicotomie pubblico/privato e vecchia CEE/nuova UE potrei solo ripetere ciò che ho scritto nel commento precedente.
    A proposito del quesito che sollevi, il problema è che non esiste più un codice morale, sempre per colpa del capitalismo. In occidente le religioni sono moribonde, e per quanto si possano muovere millemila critiche a qualsiasi forma di culto, le religioni quanto meno "impongono" dei codici morali universali (non sempre condivisibili da tutti, sia chiaro) e uno spiritualismo per le necessità immateriali dell'essere umano. Il marxismo ateistico paradossalmente imponeva ugualmente una morale universale legata all'ideologia che veniva impostata quasi come uno spiritualismo. Il capitalismo invece no: si basa sull'affermazione individuale, sul successo economico, sulla competizione, sul consumismo e quindi sull'appagamento immediato delle necessità materiali. Non da molta importanza all'etica, né tanto meno si preoccupa della spiritualità, l'unico principio morale che conta è rispettare le leggi dello stato, che però sono un codice di convivenza civile e dunque non si propongono come una forma di spiritualità.
    Persino uno scrittore provocatorio come Michel Houellebecq ha notato questa terribile falla dell'occidente moderno, ovvero l'assenza di spiritualità. Se al centro di tutto resta il denaro, l'essere umano inevitabilmente finisce con l'avere un "prezzo" ed essere considerato solo in base a quanto "produce" e "genera profitto". Ecco che le necessità materiali sembrano essere l'unica cosa che conta, e nel momento in cui queste vengono a mancare l'essere umano occidentale si trova di fronte a un vuoto così gigantesco da restarne terrorizzato. Ecco che allora se ne frega di rispettare gli altri se tale rispetto implica una rinuncia (anche solo temporanea) alle sue necessità materiali individuali...

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    1. Sì, penso che la situazione sia proprio quella che delinei tu. Nonostante l'occidente abbia la presenza di Roma e del Vaticano, culturalmente non ha assimilato nulla dei valori della spiritualità cristiana. Già Schopenauer dice (più o meno) che solo dall'oriente (brahamanesimo e buddhismo) viene la salvezza perché è da lì che viene il richiamo alla spiritualità. Eppure la spiritualità cristiana (che distinguo dalla religione!) possiede già in sé tutti i germi per rispondere alle domande della vita e di questo mondo. Ma Schopenauer visse in un ambiente strettamente protestante calvinista, a quel che mi pare ricordare, epperciò la figura dell'uomo viene completamente oscurata dal Dio eminentemente glorioso tanto da oscurare tutto il resto della realtà. Tuttavia sono proprio oggi 102 anni dall'appello "Ai liberi e forti" di don Sturzo che potrebbe dare una svolta alla politica italiana contemporanea, quanto meno per il suo richiamo ai principi cristiani 'devaticanizzati'. Io sinceramente non vedo soluzioni immediate, anche perché la natura umana è fatta per il 'tutto e subito', mentre un principio spirituale ha bisogno di molto tempo per attecchire, e soprattutto di volontà di farlo.

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