Siamo a quasi un anno dai nostri cinguettii e post su facebook, dalle nostre canzoni sui balconi, con cui ci dicevamo che "andrà tutto bene", che "ce la faremo" ecc. .
Passato questo tempo, non solo non ce l'abbiamo ancora fatta, ma non è neanche andato tutto bene.
Anzi.
Ci troviamo a combattere ancora non solo col virus, ma anche con una reazione abnorme di chi, prima sottovoce ora urlando, ripete teorie complottiste e fa 'battaglie' contro i vaccini, le mascherine, sulla perdita della 'libertà personale' fino a quella della 'democrazia' tout court.
Tutto questo amplificato da politici e maître à penser senza scrupolo.
Noi che abbiamo vissuto una certa epoca ricordiamo i 'cattivi maestri', che durante la lotta al terrorismo continuavano ad incitare dalle loro torri d'avorio intellettuali (giornali, TV...) alla lotta armata, direttamente e indirettamente.
Penso che da questo punto di vista non siamo molto lontani da quelle situazioni. Con la differenza che allora erano in pericolo poche vite (e mi scuso per questa espressione, perché anche una sola vita è sacra, anche quella di un pluriassassino); oggi stiamo parlando ancora di centinaia di morti al giorno.
Penso sia normale che una situazione così lunga (ormai quasi un anno, appunto) possa dare la stura a reazioni scomposte, a posizioni cristallizzate e indurite ma, come ha detto più di qualcuno, si è perso il senso della misura e i social hanno aiutato a cavalcare posizioni traballanti, bisognose di una spiegazione scientifica invece di una strampalata idea complottista, spesso fatta da cicero pro domo sua.
Non so quale sia stata la causa di questa sconfitta pesante e dolorosa (chiediamolo ai parenti delle vittime!), perché non sono un medico, un politico, un addetto ai lavori. Ma ho le mie idee, quelle di uomo della strada che vive sulla propria pelle, ogni giorno, limitazioni, cavilli burocratici, il variare di zone colorate in base a come cambia il vento dei contagi.
Detto in breve e senza preamboli, penso che la nostra società stia vivendo il trionfo del consumismo e del capitalismo.
Intendiamoci: io non do' addosso al capitalismo perché sono marxista. Non vedo infatti nei due sistemi molta differenza: in entrambi c'è una categoria, umana, produttiva e sociale, che deve prevalere sulle altre, col risultato che nessuna delle due vuole una società dove tutti abbiano la propria dignità, autonomia e libertà di espressione umana e culturale.
Dico solo che sono decenni che, in Italia e non solo, al primo posto nelle scelte politiche non c'è più l'uomo, la persona, ma la produttività, l'organizzazione.
Negli anni settanta ad esempio (lo ricordo bene perché mio padre ha lavorato per più di 20 anni nella sanità) si cominciò a parlare non più di Ospedale ma di Unità Sanitaria Locale: il primo passo perché la sanità diventasse un insieme di Aziende che erogano servizi ai clienti, come un tour operator o un ditta che produce condom. I dirigenti dovevano cominciare a pensare di essere non persone che si facevano in 4 per far in modo che tutti collaborassero per il bene dei malati e perché potessero al contempo capire che stavano portando a termine una missione; ma manager, con obiettivi posti da altri, da quelli che stavano più in alto. E tra questi obiettivi c'era sempre quello di far quadrare i conti.
Le persone, non solo nella sanità, hanno cominciato ad essere numeri, senza volto; cavoli da raccogliere quel tanto che bastava per arrivare a fine giornata e aver raggiunto l'obiettivo.
Le inchieste giudiziarie che stanno partendo in questi giorni sull'operato delle varie sanità regionali (in primis quella lombarda) davanti alla pandemia, mi sembra che vadano proprio in questa direzione.
Bisognava tenere aperto il più possibile le attività commerciali anche a costo di barare sui numeri, di nascondersi dietro un dito, un cavillo, una clausola, un: mi hanno detto di fare così.
Stiamo assistendo a spettacoli indecorosi di regioni che fanno di tutto per far risultare un numero più alto di tamponi per abbassare la percentuale di positivi.
Oggi (quando scrivo è il 15 gennaio 2021) ci sono stati 16.146 casi a fronte di 273.506 tamponi, con un'incidenza del 5,9% contro il quasi 11% di ieri.
Siamo stati più bravi a fare più tamponi (ieri sono stati 111.000 in meno)? No, abbiamo semplicemente aggiuto i test antigenici* a quelli molecolari. Se i calcoli fossero stati fatti col sistema solito, la percentuale sarebbe stata uguale a quella di ieri.
Badate: non stiamo parlando di chilogrammi di pere williams raccolte in un giorno, ma di persone che si sono ammalate; e il tasso percentuale serve a capire come comportarsi con le aperture / chiusure dei prossimi giorni.
Spero di aver espresso chiaramente il principio che mi sembra debba prevalere: anzitutto la persona.
Allora il commercio non è fatto di persone? Certamente, persone che hanno bisogno di un altro tipo di sostegno: non sanitario ma economico; e per economico intendo non solo fatto di ristori e rimborsi.
Anche perché se la gente continuerà a morire (e non se ne vede la fine ancora), chi entrerà nei negozi a comprare o nei ristoranti a consumare?
Proprio oggi dall'Istituo Superiore di Sanità fanno sapere che: "Si osserva un aumento complessivo del rischio di una epidemia non controllata e non gestibile nel Paese dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2".
Come dire che siamo sull'orlo del precipizio.
Chi darà il colpo di grazia?
Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)
* Il test antigenico "ha elevate performance di sensibilità e specificità. In caso di positività sarà necessario effettuare a seguire il tampone molecolare" c'è scritto in rete. E ho letto che è diverso il concetto di 'sensibilità' a secondo che si parli di immunologia o di epidemiologia. Ma oltre non vado perché non è la mia materia.
Una cosa che proprio non mi fa accettare l'unione europea è il meccanismo ipercapitalista che la muove. L'Italia aveva a suo tempo il sistema "misto", ovvero un sistema liberista però con alcune aziende e banche statali che si muovevano non secondo le "leggi di mercato" ma secondo le necessità dello stato, quindi anche lasciando da parte il profitto a ogni costo. Certo, poi le loro eventuali perdite andavano ripianate coi soldi delle tasse, quindi di tutti noi, e ci hanno convinto che era meglio privatizzare tutto. In realtà si è poi capito che il debito pubblico alle stelle è stato fatto con le pensioni baby, con le spese inutili, con una gestione dissennata. Non erano certo alcune aziende pubbliche in rosso a far fallire lo stato.
RispondiEliminaPurtroppo mettere il profitto al primo posto sembra essere il concetto base dell'unione europea, e i nostri politici che si sono affannati a farci entrare promettendo che avremmo avuto solo benefici ora devono pensare a far quadrare i conti... I guai, come sempre, ricadono su noi cittadini. Covidizzati e mazziati.
Non è solo un problema di Unione eurropea, io mi ricordo benissimo le varie propagande politiche degli anni 80 quando ci ribadivano in continuazione, politici e presunti esperti italiani, che privatizzare era bello, che si sarebbero abattuti i costi ma che i servizi sarebbero migliorati. Insomma, questi sono i risultati.... aggiiungiamoci che con la regionalizzazione di tanti servizi ogni regione è praticamente diventata un centro di potere a sé stante ed il quadro sarà completo.
RispondiElimina@Ariano e @Nick: avevo inziato a rispondere alle vostre riflessioni, stimolanti e puntuali, ma mi sono reso conto che ne veniva fuori un altro articolo. Così: abbiate la pazienza e la bontà di attendere il prossimo post per avere le mie considerazioni in proposito. Intanto abbraccio entrambi e vi ringrazio!
RispondiEliminaQuesta incertezza di sapere cosa (ci) accadrà domani (nel senso letterale del termine, e non per indicare il futuro) crea inevitabilmente stanchezza e voglia di ribellione.
RispondiEliminaCi stanno privando di tutto e a vuoto, visti i pessimi risultati.
In quest'atmosfera, ecco farsi strada gli imbecilli complottisti, negazionisti, ecc, che fanno leva sulla speranza dei più deboli.
È un po' come quando i santoni di turno ronzano attorno alla vedova di periferia, giurandole che saprebbero metterla in contatto col proprio marito defunto.
Dunque, la vedo nerissima.
Attendo anch'io il nuovo post, per concludere il discorso.
Buon fine settimana.
Hai descritto perfettamente la situazione! Io non posso giudicare se si porteva fare di meglio o meno, anzitutto perché non ho titolo a proporre alternative (se non quelle dell'uomo della strada), e poi perché... non c'è una situazione alternativa con cui confrontarsi. Dovrei pubblicare a breve il post, ma non ti aspettare un trattato di chissà cosa! Un saluto!
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