sabato 6 febbraio 2021

Mi ricordo! Sì, ma cosa? E Come? Tra storia e memoria, per riflettere.

Ricordiamo tutti il film di Benigni La vita è bella.
E ricordiamo di come alla fine arrivano gli americani e liberano tutti quelli che erano nel campo di concentramento. E rimarrà per sempre il ricordo di questi soldati a stelle e strisce che entrano trionfalmente ad Auschwitz (e negli altri campi) a porre simbolicamente fine al Terzo Reich e al nazismo. Questa è la memoria.
Poi c'è la storia. Che dice che furono i russi ad entrare ad Auschwitz e a liberare quegli uomini.
Ma i russi erano i cattivi, i comunisti nemici degli americani e dei loro alleati.
Così la memoria ha semplicemente cambiato la storia.
Un altro esempio.
Mio padre mi raccontava di come durante la seconda guerra mondiale la sua famiglia si era rifugiata in campagna e di come una volta fu costretto a buttarsi in un gallinaio perché da un aereo tedesco sparavano raffiche di mitra che lo sfioravano; questa è storia.
Ma quando mi raccontava che quei colpi venivano dai tedeschi che stavano dando l'ultimo colpo di coda dopo la caduta del fascismo, mio zio, fascista fino alle midolla, diceva che quelle raffiche di mitra servivano ai leggittimi occupanti nazisti per cercare di stanare i partigiani e gli americani sbarcati in Sicilia.
E così ecco che ancora una volta la memoria ha letto la storia a proprio uso e consumo.
Questo per dire che non può esistere una memoria condivisa, perché la memoria è come gli uomini vedono le cose, da quale punto di vista e perché.
Il nostro tempo è il tempo che vuole (vorrebbe) recuperare la memoria delle cose, del passato, ma spesso non si rende conto che non sta ricordando ciò che è successo per evitare gli errori commessi (come dovrebbe essere ogni racconto storico), ma sta dando un giudizio sulla storia.
È normale che se dico che il nazismo, il fascismo, il comunismo sono state (e ancora in qualche parte del mondo lo sono) dittature feroci e crudeli dico una cosa vera; ma rimane pur sempre un giudizio, dato col senno di poi.
Penso che tutti abbiamo ascoltato racconti di uomini qualunque, della strada, che raccontano di come il fascismo era bello, di come tutto funzionasse alla perfezione. Chi non conosce la frase: quando c'era LVI i treni arrivavano in orario!
Per rimanere in tema di ricordi, mio nonno (di cui io porto il nome) fu mandato al confino per 5 anni in una zona insalubre della Calabria perché pur essendo un dirigente locale delle FFSS non volle iscriversi al fascismo.
Al ritorno dal confino si sposò, ebbe dei figli, mantenne il posto e... senza nessuna sollecitazione (o punizione) ulteriore dopo qualche anno divenne addirittura ronda notturna fascista.
Allora mi chiedo: come dovrei narrare io questa storia? Dovrei fare memoria del nonno che va al confino pur di non aderire al fascismo o ricordare il nonno che faceva le ronde notturne?
Dobbiamo stare molto attenti a quando, in nome di un politicamente corretto, etichettiamo cose e persone con il senno del nostro tempo.
Ancora una volta: dobbiamo distinguere la memoria dalla storia, perché altrimenti ci costruiremo (e lasceremo ai posteri) una storia che non c'è, una realtà mai veramente esistita.
E una società che si costruisce su queste basi non ha radici.
 
Ogni volta che celebriamo (o si decide di fare) una giornata della memoria per ... -mettete un po' voi, ricordiamo che non stiamo rendendo un servizio alla storia ma stiamo dando un giudizio su di essa; da qualunque parte la prendiamo.
Anche questo post, si inserisce sempre in quel progetto che vado pian piano costruendo sul senso di un nuovo rinascimento.
 
N.B.: con questo post non voglio assolutamente sposare le tesi di negazionisti o nazifascisti. Metto solo un po' di carne al fuoco per discutere.


Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)

4 commenti:

  1. Tocchi un tasto dolente, anche per le strumentalizzazioni politiche e ideologiche che i commemoratori presenti si sentono in dovere di fare.
    Per dire, il sindaco di Milano si è sentito in dovere di paragonare Anna Frank a Greta, decisamente fuori luogo come uscita. Ma mi danno fastidio anche quelli che condannano la shoah ma non spendono neppure mezza parola (o ignorano bellamente) altri genocidi perché non sono stati commessi dai fascisti... Condannare un genocidio e chiudere gli occhi su altri è una totale contraddizione su quello che dovrebbe essere lo spirito della giornata della memoria: mantenere desta l'attenzione affinché la società civile impedisca il ripetersi di una tragedia simile, a prescindere se a compierla sia un'ideologia (o una nazione) amica o nemica.

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    1. Sono totalmente d'accordo con te. Ed è proprio questo il senso del post. Quando il ricordo è a senso unico non è più memoria storica ma manipolazione storica. Per questo è importante la cultura, anzi centrale; e con essa la scuola. Scuola intesa come si intendeva secoli fa: un posto in cui ti incontravi con i saperi, li facevi tuoi, li assimilavi e ne traevi linfa per la vita. Purtroppo oggi è tutto parcellizato, esistono scuole per tutto ma non per imparare cos'è la vita attraverso la memoria storica. Ma probabiolmente ci farò un post su questo.

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  2. Una volta si diceva che la Storia la fanno i vincitori, adesso è ancora peggio, oggi la Storia appare molto più aleatoria, tanto per dirne una dopo l'uscita del film "Bastardi senza Gloria" di Tarantino, alcune persone hanno cominciato a pensare che Hitler fosse davvero morto come diceva il film, ti rendi conto?
    In quanto alle stragi e a i genocidi, uno dei primi avvenuti nel ventesimo secolo è stato quello degli armeni, si parla di almeno Un Milione e mezzo di persone morte in quella circostanza e si tratta di una stima per difetto, prova però a parlare di questo con la maggior parte dei politici turchi di adesso....

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    1. Oggi la storia la fa chi detiene il potere. Il potere politico (vedi Salvini che voleva riscrivere i libri di storia) e quello mediatico (leggi: il politicamente corretto). Io non parlo di lobby, ma quando vediamo in giro gente che scrive con l'asterisco (quell*, tutt*...) perché bisogna rispettare tutti, mi viene un riso misto a pianto. Stravolgere la lingua è un atto di sovversione e il libro 1984 di Orwell ce l'insegna. Una volta c'era un detto: dire pane al pane e vino al vino. Oggi quel vino s'è annacquato e quel pane è diventato... paglia! Non sono contro il fatto di descrivere cose e situazioni nuove (esistono maschi, femmine, non binari...? a parte che vorrei avere una conferma scientifica...) ma allora che si usino parole nuove. Parlare di situazioni che prima non venivano descritte con le parole che descrivono altro e cambiargli il significato è un abuso. Punto. Sarò reazionario, ma io la penso così.

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