giovedì 4 febbraio 2021

3, 2,1... (ri)partenza! Del covid e delle cose della vita.

"Veduta di città ideale" attribuita a Leon Battista Alberti, 1480-1490
Il Covid19, di cui siamo ancora in piena pandemia, ha rappresentato uno
spartiacque.
I libri di storia parleranno di un prima covid e dopo covid, perché la sua funesta presenza in mezzo a noi ha modificato spesso radicalmente le nostre abitudini di vita.
Chissà ancora per quanto tempo non riusciremo, ad esempio, ad abbracciare i nostri cari senza avere un fremito di paura; o faremo spazio sul marciapiede a chi ci viene incontro.
E tutti ci siamo chiesti come sarà il dopo.
Ricorderete sicuramente l'#andràtuttobene con cui riempivamo le nostre finestre o i nostri post sui social.
Eppure da questi primi momenti in cui stiamo ragionando già (purtroppo!) come chi è fuori dal dramma, ci siamo resi conto che tutto non può tornare come prima.
Ma forse è anche meglio che tutto non torni come prima. 
Prima del covid19 i nostri pensieri erano rivolti ad altri problemi: i cambiamenti climatici, la povertà (assoluta: di miliardi di persone del terzo e quarto mondo; relativa: nelle nostre società opulente), le migrazioni causate da guerre e miseria, la pace...
E tutto era fermo ad analisi della situazione, a proteste più o meno veementi, a show estemporanei di personaggi forse in cerca di un momento di notorietà. Ma niente, proprio niente, si è mosso in una qualunque direzione possibile.
Insomma lo status quo ha regnato finora sovrano.
Ora la pandemia non ha di certo risolto quei problemi, ma li ha semplicemente fatti mettere mediaticamente da parte in attesa di ridarceli più drammatici ed essenziali di prima.
Io sono solo Tim, il guiscardo, un uomo della strada con una vita social (una 30ina di contatti su twitter e altrettanti su facebook; ma con una risposta che rasenta lo zero) da fare invidia, forse!, solo allo scarafaggio di Franz Kafka, ma nonostante tutto ho un mio pensiero, una mia idea.
E la mia idea è questa; non sarà originale ma prendetela per quel che è.
Abbiamo bisogno di una nuova epoca di rinascita.
Non possiamo continuare ad affrontare le sfide dell'umanità come abbiamo fatto finora, per il semplice fatto che le soluzioni che abbiamo trovate hanno peggiorato e non migliorato le cose.
Non parlo, attenzione, dei progressi scientifici che ci hanno portato a debellare malattie che nei secoli passati hanno falcidiato l'umanità.
Non parlo delle invenzioni che permettono ora di far vedere e sentire uomini che sono nati ciechi e sordi.
Ma parlo, ad esempio, di un modo di fare collettività che non permette a tutti di guarire dalle malattie e di iniziare a vedere e sentire.
L'illuminismo ha dato lo slancio alla scienza e alla ricerca (che sono indipendenti dal modo di gestire la res pubblica e quella privata) ma ha avuto anche una colpa: distruggere le radici dell'umanità.
L'illuminismo, visti i risultati a più di 200 anni di distanza, non ha messo l'uomo al centro dell'universo -come si era proposto- ma l'ha semplicemente mandato allo sbando.
L'uomo è diventato metro e fine a sé stesso.
Ma quale uomo? Esiste un uomo o esistono miliardi di uomini?
Noi non siamo una massa, non siamo il popolo.
Noi siamo individui, persone.
Abbiamo perciò bisogno di una nuova risposta, se vogliamo affrontare le sfide che abbiamo accantonato per la pandemia. E che nel frattempo hanno acquistato cento volte tanto in forza e virulenza proprio a causa del covid.
La tecnologia, che in sé è positiva e indispensabile, sta scalzando l'uomo dal trono che lui stesso si è costruito spinto dall'illuminismo. O meglio: chi ha in mano l'utilizzo della tecnologia sta riducendo in schiavitù chi non vi ha accesso.
Aver posto l'uomo al centro di tutto, lo ripeto, lo ha fatto diventare preda di un delirio di onnipotenza che ha fatto perdere il senso del 'tu', del 'noi'.
Solo la cultura può riportare la coscienza di essere 'comunità' e ridare forza e strumenti per far rinascere l'umanità.
Ciò che è accaduto nel rinascimento, che ha riportato l'uomo al centro dell'orizzonte culturale, filosofico, scientifico, spirituale, ma senza abbattere la sua storia, le sue radici.
Mi fermo qui, per ora, come fosse una prima parte, un'introduzione.
E aspetto i vostri commenti, graditi come sempre, perché i vostri commenti metteranno sicuramente sempre più carne al fuoco.
È vero che noi (io, voi e forse lo scarafaggio di Kafka) non cambieremo il mondo, ma potremmo rendere più vivibile quel pezzetto di terra che abitiamo.
Questo brano parla di ripartenza. Francesco Di Giacomo (che Dio l'abbia in gloria!) e il Banco ci raccontano la storia di un soldato che torna a Stalingrado...
 

 


Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)
 

6 commenti:

  1. L'#andràtuttobene è ormai un ricordo lontano.
    Non è andato bene proprio per niente, e la fine del tunnel appare ancora lontanissima.
    Non so cosa verrà dopo. Non riesco davvero ad immaginarlo.
    Di sicuro non torneremo mai ad essere quelli di prima, ma temo che questa pandemia stia solo peggiorando le cose, anche a livello sentimentale.

    Un nuovo Rinascimento sarebbe il massimo per questa Terra.
    Ma, purtroppo, temo che sia un'utopia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come tutte le cose importanti, il nuovo rinascimento deve partire dalla nostra testa. Ne dobbiamo essere convinti, soprattutto dobbiamo sapere esattamente di cosa si tratta. Non basta dire: dobbiamo ricominciare! Dobbiamo sapere come, cosa vogliamo, perché vogliamo proprio quello (se lo vogliamo). Capisco che la nostra è la società del 'tutto e subito', che ci porta a decidere quello che vogliamo "di pancia". Ma i risultati li abbiamo sotto gli occhi e non sono incoraggianti, anzi... Ci vuole una visione, un'idea che dedide e informa ogni scelta. Per me è questa, il rinascimento; poi ognuno può avere la propria.

      Elimina
  2. Io nonostante tutto voglio essere ottimista e sperare che questo nuovo rinascimento arrivi per davvero, nel frattempo ognuno di noi deve cominciare a fare la sua parte, il sottoscritto per primo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono decine se non centinaia di movimenti neoumanisti o neorinascimentali nel mondo. L'altra sera mi son divertito a fare un giro in rete e solo tra quelli in italiano (l'unica lingua che conosco!) ce n'erano una decina. Il problema è che la maggior parte erano filonazisti o filofascisti, non capisco perché... Penso che bisogna avere le idee chiare su ciò che si vuole prima di partire lancia in resta. Il rinascimento è stata una cosa ben precisa nel '400-'500, ed è quello che io intendo. Poi ikl senso del rinnovamento deve essere continuo in ognuno di noi, altrimenti saremo come quelle acque stagnanti che diventano palude e non danno segni di vita.

      Elimina
  3. Il problema è che per mettere al centro l'uomo occorre anche che l'umanità torni a essere composta da uomini con valori spirituali e morali. In un'umanità dove contano solo le cose materiali, l'umanesimo avrà poco spazio...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione. Ma proprio per questo ho parlato, alla fine, di cultura. Solo la cultura potrà dare all'uomo (perché l'umanità non esiste in sé; è un unione di uomini) gli strumenti per fargli comprendere chi è, in sé stesso e nei confronti di chi e ciò che lo circonda. Il male (se così vogliamo chiamarlo) dell'oggi è quello di aver spersonalizzato l'uomo, di avergli fatto credere che può essere autonomo dagli altri e dal mondo, che vpuò vivere come vuole, divenendo etica a sé stesso. E mi sembra che la cronaca di ogni giorno porti acqua a questa ipotesi. Grazie del passaggio sul mio blog!

      Elimina