mercoledì 27 gennaio 2021

Dobbiamo sbatterci il muso contro la realtà!

Saper dire no. E insegnare a rispettare il no.
Cominciamo col dire che una bambina di 10 anni non può, per legge, avere un
profilo social.
Sono tante le cose che un minorenne, per legge, non potrebbe fare ma fa tranquillamente.
È vero: una 15enne può andare in farmacia e senza ricetta medica né consenso dei genitori può acquistare la pillola per abortire; ma tenuto conto del valore che la nostra società da' alla vita umana, alla sua protezione e valorizzazione, non c'è da meravigliarsi. 
Una persona minorenne, per legge, non può fare acquisti on line; eppure questo (lo dico per esperienza personale, visto che lavoro anche per un corriere) avviene quotidianamente. E non si può dire che i genitori potrebbero non esserne a conoscenza, visto che sono loro che forniscono i soldi e/o l'accesso ad una carta di credito.
Mi è capitato di ascoltare una trasmisisone radiofonica, a proposito della morte della bambina di Palermo per asfissia dovuta al gioco sul social, in cui un genitore si vantava di avere una figlia 10enne saggia. Infatti prima di Natale ha chiesto di avere Tik Tok e i genitori gliel'hano concesso, ma solo con l'utilizzo dai loro telefonini, per poter controllare quello che ne faceva. Poi a Natale le hanno regalato il telefonino (a 10 anni...) e ha installato il social anche lì. Dopo la tragedia dell'altra bambina i genitori le hanno chiesto di disinstallare TT e lei ha risposto: ma io l'ho già tolto sia dal mio telefonino che dal vostro! Tutta questa cosa con l'orgoglio dei genitori, che hanno pensato di avere, appunto, una figlia saggia. Ma che non si sono però resi conto che la loro figlia era entrata nei loro cellulari e vi aveva fatto delle operazioni a loro insaputa. Perciò mi chiedo: che controllo reale (in senso positivo!) hanno questi genitori sulla loro figlia e su ciò che fa?
Mi direte che i figli non vanno controllati, che bisogna dare loro fiducia, ecc. ecc .
No. I genitori devono sapere ciò cosa fanno i loro figli, almeno fino a che questi non hanno la maturità sufficiente per sbagliare per conto loro e saperne pagare le conseguenze. Come dice Paolo Conte: è nel mondo degli adulti che si sbaglia da professionisti.
Un genitore è un genitore, altrimenti sarebbe un amico, un insegnante, un collega di lavoro, un compagno del calcetto o della pallavolo. 
Capisco che il senso dei ruoli non esiste più nella nostra società e scegliamo noi quello che vogliamo fare e quello che non vogliamo fare. Ma qui non si tratta di essere incerti tra un gelato alla fragola e uno alla cassata siciliana; qui si tratta di fare il genitore, quello che una volta veniva definito il mestiere più difficile al mondo.
Poi è arrivato il '68, i figli dei fiori, la droga 'leggera' (nel senso che ti accompagna piano piano, con leggerezza, a sballarti il cervello con cocaina, eroina e lsd), e allora i genitori sono diventati obsoleti, un'istituzione del potere da abbattere, cancellare; tranne quando ti servivano i soldi per comprarti il pulmino volkswagen su cui caricare gli amici e farti il viaggio in India o in Olanda.
Sono troppo drastico e duro?
Certo, voi come reagireste davanti ad una bambina di 10 anni che muore per un 'gioco' su un social?
Possiamo fare tutte le analisi che vogliamo, ma dobbiamo anzitutto guardare in faccia la realtà, partire da ciò che succede quotidianamente. Altrimenti faremo discorsi da turris eburnea, come quei filosofi e pensatori che ragionano su un mondo che non esiste se non nella torre in cui si sono rinchiusi per lasciare fuori la vita.
Per l'esame di metodologia pedagogica ho studiato su un libro di cui non ricordo né titolo né autore (sono passati più di 30 anni...). Ma ricordo le parole dell'introduzione, in cui l'autore diceva più o meno così: ho già scritto 2 libri sull'argomento (l'educazione di bambini e adolescenti). Poi ho avuto un figlio e ho capito che ne dovevo scrivere un altro in cui si parla di cose vere e non accademiche.
Ora questa bambina (come quell'altro di 9 anni che probabilmente voleva emularla) è diventata un angioletto, con contorno di cuoricini, frasi mielose e spezzacuore sugli striscioni e sui social.
Ma noi siamo una società che non bada alla conseguenza delle proprie azioni e trova sempre il modo di giustificarsi e lavarsi la coscienza con qualche rito assolutorio e catartico.
E perciò ormai è tutto passato. Una vita umana è salita in cielo coi palloncini del funerale e noi siamo tranquilli, è di nuovo tutto ok.
Spiegatemi pure tutte le cose che volete; ragionatemi sul fatto che non è più il tempo delle punizioni corporali (con cui siamo cresciuti tutti quelli della mia età), che esiste la fiducia nei giovani, l'amicizia tra genitori e figli... tutto ciò che volete.
Io vi metterò sempre davanti una bambina di 10 anni che aveva la fiducia dei suoi genitori, che aveva nel web il suo mondo, che è morta perché aveva un telefonino su cui aveva installato un social e che per causa di questo social non c'è più.
Perché io ragiono molto sui fatti e poco sulle parole.
E perciò: possiamo usare tutti i metodi educativi che vogliamo, ma dobbiamo sempre partire dal presupposto (se gli vogliamo bene) che i bambini sono bambini.
 

 
 
Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)

6 commenti:

  1. No, non sei troppo duro. Ed io sono assolutamente d'accordo con te.
    Proprio due sere fa ho pubblicato una breve riflessione sul mio profilo Facebook, che mi permetto di condividere in questo spazio, poiché totalmente inerente all'argomento.

    "Un altro bambino trovato impiccato.
    Non voglio giudicare i genitori di queste creature, ma da madre vi imploro.
    Amate i vostri figli. Coccolateli. Non lasciate che trascorrano tutto il loro tempo libero tra videogiochi e PC.
    Ci sarà tempo per lavorare.
    Ci sarà tempo per fare le pulizie.
    Ci sarà tempo per uscire con gli amici.
    I vostri/nostri figli saranno piccoli e fragili una sola volta.
    O forse la loro fragilità sarà eterna, nascosta dietro alla corazza di uomini. Ed è proprio per questo che non dovremmo mai farli sentire soli.
    Dategli un bacio in più, stasera.
    Lorenzo si è addormentato nel lettone, tra me e suo padre.
    Sta crescendo, è indipendente, ha la sua stanzetta, ma sa che questo letto non sarà mai troppo piccolo per contenerci tutti e tre, quando ne avrà voglia o bisogno.
    Per cullare i suoi sogni, che sono anche i nostri.
    Per sentire il battito del suo cuore. Fisicamente parlando. ❤️".

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    1. Grazie della condivisione.
      Avevo visto la tua bella riflessione su FB e è proprio azzeccata al tema del mio post; dici in modo poetico quello che ho cercato di dire nel post.

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  2. Sta scomparendo una cosa che in passato davamo per scontata: la sorveglianza dei genitori, già qualche anno fa si lasciavano troppo i figli in balia della televisione, adesso sono arrivati i social....Forse dovremmo tornare a parlare e a giocare di più coi nostri figli e nipoti.

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  3. Spesso ci impegnamo in discussioni sui massimi sistemi e ci dimentichiamo delle persone che ci stanno vicini, a cominciare dai nostri figli. Proprio ieri sera vedevo su film Anna Frank; ad un certo punto il padre le dice che lui è suo amico, e lei risponde che non ha bisogno di un amico ma di un padre. Un abbraccio!

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  4. Il discorso è complesso... Io ho cercato di avere un rapporto a 360° gradi con mia figlia, di essere genitore ma anche amico senza che il secondo escludesse il primo. Ho cercato di insegnarle la responsabilità e anche la piccola infrazione alle regole quando serve, ho cercato di impararle il rispetto verso gli altri ma anche verso se stessa. Però, posso dire che all'atto pratico mi sono trovato a affrontare situazioni inattese. Come d'altra parte i miei genitori, che hanno avuto un approccio molto più "vecchio stile" con me e mia sorella, si sono trovati a affrontare a causa nostra situazioni per loro inattese.
    Insomma, io so solo che essere genitore è davvero arduo. Me la prendevo tanto coi miei, adesso so che se qualcosa hanno sbagliato è solo perché crescere i figli è qualcosa di talmente complesso e imprevedibile che diventa molto più normale fare la cosa sbagliata che quella giusta.
    Sono confuso, credimi. Non ho i requisiti per fare la morale a nessun genitore, non me la sentirei proprio perché pur avendo dedicato tantissimo tempo a mia figlia alla fine qualcosa mi sfugge...

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  5. Nel post ho precisato che, quando viene svolto con serietà e passione, il mestiere di genitore è uno dei più difficili al mondo. E comunque ogni persona è un mondo a sé, sia i genitori che i figli. I miei genitori non mi hanno quasi mai (a mia memoria!) fatto gesti di affetto, erano entrambi dei tipi molto chiusi, ma sono riusciti a insegnarmi il senso della responsablità e della coerenza senza traumatizzarmi con punizioni corporali o altre cose del genere. Non ricordo mai di aver ricevuto uno schiaffo da mio padre o da mia madre, eppure io e mio fratello siamo cresciuti "bene", nel senso che nella vita abbiamo sempre saputo reagire positivamente alle difficoltà, anche potendo contare solo sulle nostre forze. Quello che vedo nell'educazione attuale è ciò che vedo in tutte gli altri aspetti della vita di oggi: manca un progetto, una visione che va al di là del qui e ora. Non si ha in testa un'idea di come si intende la vita e quindi di come la si vuole presentare ai figli. Si naviga a vista, non c'è un faro; e i social non fanno che accentuare questa situazione di precarietà: tutto viene presentato come leggittimo, come un diritto, ma senza che se ne giustifichi il motivo. Sono brutti tempi, insomma, almeno dal mio punto di vista. Grazie per essere passato!

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