martedì 3 novembre 2020

Luddisti di tutto il mondo, unitevi!

(credit: opera di Tomoko Nagao: "Il Quarto Stato after Pellizza")
Riprendo (e amplio) un vecchio post da un mio vecchio blog perché mi pare che le
idee espresse non siano poi così vecchie.
E lo riprendo perché oggi, in tempo di pandemia e confinamento (che poi sarebbe il lockdown di noi poveri luddisti intellettuali), mi pare cada a fagiuolo, nel momento in cui siamo costretti a cambiare le nostre abitudini che non sempre sono sane e inevitabili.
Comincio col dire che a me, luddista intellettuale, non fa paura il cambiamento.
Cambiare fa parte della natura e della natura... umana: fisica, mentale e spirituale.
Ogni anno in primavera boccioli di ogni forma e colore riempiono i rami. Dopo un certo tempo dobbiamo cambiare le scarpe, che si consumano; gli abiti, che diventano logori. Spesso ci accorgiamo di avere amici diversi da quelli di qualche anno fa.
Quasi tutti i giorni, guardandomi allo specchio, scopro che peli e capelli bianchi stanno vincendo la loro battaglia contro quelli neri...
A me non fa paura il cambiamento, ma il cambiamento fine a sé stesso.
Mi fa paura il giovane (o il vecchio che 'si sente' giovane) che alla domanda: perché fai questa cosa? risponde candidamente: perché mi va di farla, che male c'è?
Tutto è misurato ormai su sé stessi. Siamo diventati, nel bene e nel male, metro della realtà (ricordate lo spot: perché TU vali!, che un fondo di realtà ce l'ha. Ma solo un fondo). Siamo tornati indietro di 300 anni (o meglio siamo figli di quell'epoca) quando si cominciò a dire che la realtà esiste solo per quello che io ne posso capire e carpire.
Il buon Tommaso d'Aquino diceva che "la verità è l'adeguatezza/corrispondenza della cosa e dell'intelletto" (De veritate). Oggi 'eminenti scienziati' ci dicono che "il mondo è una creazione della mente"* (perché allora ululano di dolore se di notte beccano lo spigolo del comò col mignolino? bah...).
Così se una cosa "mi piace" è bella e buona. Se invece mi provoca domande o si frappone tra me e il mio piacere, allora è sbagliata, da eliminare, demonizzare.
Ecco, "demonizzare".
Abbiamo cassato il demonio dalla nostra realtà umana, ma abbiamo imparato a demonizzare ciò che non ci piace.
Addirittura parlare del demonio è visto come opera... del demonio! Cioè qualcuno che vuole male alla società, che la vuole riportare nel medioevo. Come se il succitato Tommaso d'Aquino, Dante Alighieri, Giotto, Guglielmo di Occam (sì, proprio lui, quello del 'rasoio di Occham” – concetto tuttora alla base del pensiero scientifico) non venissero dal medioevo.
A me pare che se c'è un demonio è proprio quello illuminista, scientista, che ha messo (lui sì!) il prosciutto sugli occhi agli uomini, li ha messi in riga togliendo loro la fantasia, l'anima, la capacità di vedere lo splendore delle cose.
Oggi è tutto piatto, e se qualcosa di bello c'è diventa solo oggetto di una foto con l'ultimo smartphone, per mostrare come quel simulacro da vedere su uno schermo assomigli così tanto alla realtà.
E allora restiamo pure a casa a guardare il simulacro e lasciamo fuori di casa la realtà.
E a proposito di stare a casa. Ci imbufaliamo e sciaboliamo contro il 'potere' che chiude i centri commerciali nel fine settimana mutilando la nostra libertà. Ma ci ricordiamo quando 40 anni fa i centri commerciali non esistevano e il latte si comprava dal lattaio, la carne dal macellaio di fiducia, le scarpe si riparavano dal ciabattino? Quando la spesa si faceva entro il sabato, e a Pasqua e Natale eravamo tutti in famiglia a festeggiare?
È la becera famiglia del mulinobianco? Sì! E sapete una cosa: a me non faceva proprio schifo...
Protestiamo contro la chiusura anticipata di bar e ristoranti, ma facciamo a gara a chi ordina sul sito di consegne a casa più figo, più veloce ed economico. 
Chi ce l'aveva? Io! Io!
Io sono ancora per il Natale da fare in famiglia a guardare Stanlio e Ollio o i film in bianco e nero con la neve che scendeva e i bambini che piangevano perché non potevano avere il trenino con le lucine e i suoni.

Sono di quelli a cui basta avere un solo panettone, da aprire solo il giorno di Natale e gustare boccone dopo boccone con lo spumante.
Sono vecchio? Arretrato? Matusa? da Medioevo? Contro l'economia di mercato?
Sì, e sono contento così.
Il cambiamento a me non fa paura, dicevo all'inizio, perché per me cambiamento è quando hai bisogno di sempre meno cose per stare bene; quando riesci a festeggiare perché la festa ti nasce da dentro e non perché devi festeggiare perché il giorno è arrivato.
Vivere delle cose essenziali fa più piena la vita, perché la riempie di ciò di cui ha bisogno veramente, non di ciò che arriva stamattina, secca stasera e diventa marciume domani.
A me la pandemia ha fatto maturare anche questi pensieri.
Non so a voi.
Poi, ognuno può restare con le sue idee e amici come prima.

*) nel post originale qui c'era un link a una pagina di TGCom24, che ora non esiste più.


Tim il Guiscardo
Vice Comandante dell'Astronave Terra
(in attesa che torni il Capo)


2 commenti:

  1. Mi sa che a suo tempo questo post l'avevo anche letto, fa pensare che sia ancora in qualche senso attuale.

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    1. Si ho lasciato l'ossatura, perché i concetti valgono (almeno pe me) sempre, e l'ho attualizzato.

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