lunedì 26 ottobre 2020

Ubik. Ma da un altro punto di vista.

Dick.

Ubik.

E, per i cultori di Fantascienza, ho detto tutto.

Ubik non è un romanzo, pur avendo la struttura di un romanzo, essendo stato pubblicato come un romanzo.
Ubik, per un cultore di Fantascienza, è un vangelo, nel senso letterale di: annunzio di una buona notizia.
Non sto bestemmiando e non voglio mancare di rispetto a chi ha una fede cristiana.

Ma qual è la storia narrata in Ubik?
(attenzione: spolier!)
Glen Runciter è a capo di un'agenzia che si occupa di neutralizzare le spie commerciali dotate di poteri paranormali.
Per Runciter lavora Joe Chip, un tecnico che è anche amico del capo.
Runciter è sposato con Ella, deceduta da tempo ma che viene mantenuta in animazione sospesa in un moratorium (un centro di riposo per defunti) perché è consigliera del marito.
Runciter viene ucciso dalla più importante organizzazione di spie psi in un attentato del quale è vittima anche Joe Chip, il quale sopravvive e organizza con gli inerziali (individui dotati di poteri capaci di neutralizzare i poteri psi) la controffensiva.
A questo punto Dick inizia a dare il meglio di sé, intrecciando mondi passati e presenti, con tutto che torna indietro nel tempo: i videotelefoni diventano telefoni a bachelite; le auto assumono modelli da prima della guerra mondiale...
Quindi Chip e la sua squadra vengono spinti da qualcosa ad andare a Des Moins, dove il romanzo si prepara all'epilogo: gli uomini della squadra del tecnico inizia a morire in modi strani e atroci e lo stesso Joe Chip capisce di essere egli stesso morto e di riposare in un moratorium, mentre è Runciter ad essedre vivo.

In questo romanzo Dick fa pronunciare a Runciter la frase che rimarrà nella storia della letteratura, anche non fantascientifica:

Io sono vivo e voi siete morti.

È il riassunto di tutta la narrazione, in cui la realtà continua a volteggiare davanti e dentro i personaggi, che a loro volta cercano di acchiapparla e di far in modo che corrisponda a quella che pensano di avere dentro di loro. Al punto da arrivare a usare Ubik, lo spray miracoloso che "aggiusta le cose" riportando tutto alla realtà e permettendo agli inerziali di restare nella vita reale. O almeno a quella che per loro è o dovrebbe essere la realtà.

Lo stesso Ubik dice di se stesso:

Io sono Ubik. Prima che l’universo fosse, io ero. Ho creato i soli. Ho creato i mondi. [...] Mi chiamo Ubik, ma non è il mio nome. Io sono e sarò in eterno.

In questo gioco continuo ciò su cui voglio puntare l'attenzione è che, in base ai punti di vista, noi possiamo essere vivi o morti.

Perché c'è vita e vita, come c'è morte e morte.
Per noi... mortali, l'orizzonte della vita è breve, limitato: anche se vivrò 100 anni, dove mi colloco rispetto ai 13.000.000.000 di anni dell'Universo? o anche ai soli 4.500.000 della Terra?
Praticamente io sono una x nel ciclo dell'azoto, come direbbe De Gregori.
Mi guardo attorno e vedo cose, ascolto gente, sono colpito dalla bellezza dei colori dell'autunno.
Ma sono un uomo e mi chiedo il senso di tutto ciò, fino ad arrivare alla domanda che ogni uomo si è fatto da quando ha iniziato ad avere contezza di se stesso: è vero tutto ciò? O è solo un phantasmata? un simulacro? volendo riprendere un'altra grande opera di Dick.
E sono un cristiano e conosco bene, perché lo vivo sulla mia pelle, quel comando:

presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi (Rom 6:13).

Chi sono i morti? E chi i viventi?
Possono dei viventi essere morti? E dei morti essere viventi?
Sì.
Perché c'è una vita che è vera, che cammina verso lì dove va il mondo e nelle modalità che questo cammino richiederebbe. Ma che non è la realtà che si mostra a noi esplicita, che vediamo e sperimentiamo quotidianamente, votata alla morte (la famosa x nel ciclo dell'azoto), vissuta da zombi -o semivivi-, cioè da morti che sembrano viventi.
È la vita secondo la realtà voluta da Dio, invisibile agli occhi del corpo (votato alla morte: Rom 7:24) ma percebile da chi è vivo veramente, cioè capace di guardare al mondo esterno e contemporaneamente a quello che vive dentro di noi, datore di senso di ogni cosa.
Non che noi creiamo il mondo con la nostra mente, ma ci è stata data la facolta di leggere la realtà e giudicarla secondo la mente di chi il mondo l'ha creato.
C'è una realtà,insomma, che ci sfugge se stiamo sempre incollati col culo alla sedia del tran tran quotidiano, che non ci permette di venir fuori dalla nostra umanità; che ci fa essere morti pur respirando. Perché ci colloca in un mondo che non è reale, ma solo un phantasmata, un simulacro sporco e irriconoscibile di quello pienamente realizzato voluto all'inizio della creazione, forse 13 miliardi di anni fa.
E c'è una vita, spesso donataci e dimenticata, messa in un cassetto, che questa realtà può penetrare e disvelare. Ma che non avviciniamo neanche perché ci è scomoda.
E così potremmo essere dei morti fatti viventi e invece ci accontentiamo di essere dei semivivi, col battito cardiaco e la saturazione dell'ossigeno perfetti e l'anima e la psiche che vagano nel buio.
Siamo, direbbe Geremia, uomini che hanno scelto di abbandonare la sorgente dell'acqua che può farci entrare nella vita, per invece faticare e scavarci cisterne rotte che questa vita non trattengono, ma lasciano scappare. (2:13)

A conclusione, e quasi a giustificare questa mia lettura spirituale di Ubik, è noto che Dick era vicino alla chiesa episcopale, seppur con una matrice spirituale molto gnostica: nel terzo libro della Trilogia di Valis, La trasmigrazione di Timothy Archer, il vescovo Archer è la trasposizione letteraria di Jim Pike, vescovo episcopale suo grande amico e guida carismatica di moltissimi in quel periodo. Ed è ancora noto che scrisse pagine e pagine di esegesi dei testi biblici.

Ma questa è un'altra storia, come dicono quelli bravi.

2 commenti:

  1. "Io sono vivo e voi siete morti"
    Già, è veramente una delle frasi simbolo della fantascienza mondiale e penso che sia anche una delle frasi cne meglio descrive le fortune letterarie post mortem dello scrittore americano.

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    1. Dick è lo scrittore che più di 20 anni fa mi fece scoprire la fantascienza quella seria, quindi gli devo molto. Unico cruccio è non essere mai riuscito a terminare la "Trilogia di Valis": sinceramente dopo il primo volume non sono riuscito più a capirci niente. Ma il cofanetto è ancora lì e prima o poi lo riprenderò in mano! Grazie per esser passato da qui!

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